Impianto Fotovoltaico galleggiante, cos’è e come funziona

Impianto Fotovoltaico galleggiante, cos’è e come funziona


Un impianto fotovoltaico galleggiante, scopriamo cos’è e come funziona.

Si tratta di una di una soluzione innovativa e che non va ad occupare il suolo, ma l’acqua.
Infatti sono strutture galleggianti che vengono installate ad esempio, su laghi, su dighe, sul mare e su specchi d’acqua di vario genere.

Con questo sistema, si ha la possibilità di generare quantità di energia molto più importanti!

Per quanto riguarda il suo funzionamento, esso equivale esattamente a quello di soluzioni installate sulla terra ferma.

I moduli sono formati da celle costituite da lastre di silicio, materiale semiconduttore.

Quando un fotone (la particella di luce) colpisce la superficie di una cella, la sua energia viene trasferita agli elettroni qui presenti che, una volta “caricati”, fluiscono nel circuito e producono corrente elettrica.

A questo punto entra in azione l’inverter, un dispositivo elettronico che converte la corrente continua generata dai pannelli in corrente alternata.

L’unica differenza è che in tal caso i pannelli solari galleggianti sono collegati con la terra ferma: ciò consente il trasporto dell’energia elettrica.


A Cormons ad esempio, è in arrivo un parco fotovoltaico galleggiante nel laghetto di Zegla.

Un impianto fotovoltaico da 2 megawatt per abbattere i costi dell’energia sorgerà nel territorio di Cormons, ma senza consumare suolo. Quello che il Consorzio di bonifica della Venezia Giulia realizzerà, con un investimento di 2,3 milioni, sfrutterà il nuovo invaso di Zegla e sarà galleggiante.

 

«È una soluzione innovativa – conferma il presidente dell’ente, Enzo Lorenzon –, che consente da un lato di non consumare suolo per l’installazione dell’impianto e dall’altro di ridurre l’evaporazione dell’acqua». Nel caso specifico è quella di un bacino costruito, assieme ad altri tre, per «recuperare l’acqua quando c’è e distribuirla quando non c’è». È la stessa funzione che avranno anche i quattro invasi (a Dolegna, Lonzano, San Floriano e Doberdò) in fase di creazione, sempre per mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici sull’agricoltura.

Tecnologia innovativa che inoltre potrebbe anche essere utilizzata in abbinamento alle centrali idroelettriche esistenti, ottimizzando così le infrastruttre elettriche.

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